Guida al restauro

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Guida al restauro dei veicoli storici

Il restauro è un processo volto a sostituire parti ammalorate o mancanti con il proposito di rendere il veicolo fruibile nel suo stato originario. Le aree restaurate devono fondersi con il veicolo, restando tuttavia distinguibili ad un’ispezione più approfondita. Ciò è diverso dalla riparazione, che indica l’adattamento, il rinnovamento o la sostituzione di componenti prevalentemente meccaniche esistenti o mancanti. L’autoveicolo è un bene deperibile per sua natura e in un veicolo storico le riparazioni sono spesso contemplate già nel progetto iniziale e fanno parte della sua storia. Il punto è eseguirle con ricambi originali o con ricostruzioni coerenti con i disegni originali. Qualsiasi cambiamento e modifica ad un veicolo, che siano stati apportati nell’arco della sua vita ordinaria e che abbiano mutato le condizioni dello stato in cui fu originariamente consegnato, costituiscono una testimonianza della storia del veicolo e dovrebbero essere preservati in quanto tali. Di conseguenza, non è sempre necessario restaurare un veicolo storico in modo da riportarlo al suo aspetto ed alle sue caratteristiche tecniche della data di costruzione. Non è di regola tassativo restaurare un veicolo storico in modo da riportarlo al suo aspetto ed alle sue caratteristiche tecniche della data di costruzione. I componenti e i materiali utilizzati per sostituire parti storiche nel procedimento di restauro dovrebbero essere identificati con delle marcature semplici e permanenti, per distinguerli dalla sostanza storica. Questa definizione indica qualsiasi cambiamento e modifica avvenuti nel corso del periodo d’uso di un veicolo, stabilito dalla FIVA in 15 anni: se un veicolo è stato costruito nel 1960, ci si può aspettare che non sia stato più utilizzato regolarmente (oppure rottamato) verso il 1975; si può fare un’eccezione per circostanze speciali, ad esempio prolungando a 20 anni il periodo d’uso. Qualsiasi modifica ad un veicolo storico resasi necessaria dovrebbe essere integrata in modo discreto e rispettare la struttura e l’aspetto originali. Tali modifiche sono differenziate per la loro rilevanza storica e sono classificate nelle seguenti categorie: modifiche nel periodo (esistono documentazione e conferme che il loro completamento sia avvenuto nel periodo d’uso), modifiche del tipo del periodo (apportate ad un veicolo al di fuori del periodo d’uso, ma di un tipo che veniva utilizzato nel periodo d’uso), modifiche fuori periodo (non utilizzate nel periodo d’uso, oppure fatte utilizzando componenti o tecnologie non disponibili al tempo della costruzione). Queste ultime potrebbero incidere sul valore del veicolo e, a seconda del tipo di veicolo e dei regolamenti nazionali, anche sull’anno di costruzione e/o sull’anno di immatricolazione. Tutte le modifiche dovrebbero essere reversibili e si raccomanda di conservare insieme al veicolo qualsiasi parte originale importante rimossa in corso d’opera, per consentire un’utilizzazione successiva e per servire come testimonianza della loro esistenza e fabbricazione all’origine. Le misure conservative hanno l’obiettivo di consolidare i materiali e stabilizzare la condizione attuale del veicolo. Il lavoro conservativo non deve alterare le tracce della costruzione, dell’uso, dell’usura e dell’invecchiamento e neppure quelle di eventuali danni già esistenti, che saranno soltanto stabilizzati ma non rimossi.

La Carta di Torino della FIVA

 

PIANIFICARE IL RESTAURO

Prima di intraprendere qualsiasi operazione di ripristino è bene effettuare una diagnosi dettagliata delle condizioni esistenti. Se possibile, provare il veicolo su strada, rilevando eventuali variazioni rispetto a quanto sarebbe normale per un veicolo perfettamente funzionante. Questo dovrebbe aiutare ad evitare qualsiasi smontaggio non necessario, che potrebbe infliggere più danni di quelli che ha già subito. In questa fase, è essenziale leggere e comprendere le informazioni disponibili sulle prestazioni originali del veicolo in oggetto, evitando di giudicarlo secondo gli standard odierni. Tutto ciò consentirà di creare un elenco di lavori funzionali ed estetici e servirà a guidare tutte le operazioni successive, inclusa la valutazione del coinvolgimento di eventuali fornitori esterni. Aiuterà anche a produrre una stima iniziale del costo del lavoro, pur considerando che, con il procedere del restauro, potrebbero sorgere lavori extra imprevisti: magari dovuti ad una iniziale sottovalutazione dei lavori da svolgere e/o a danni rilevati solo durante i lavori e quelli involontariamente effettuati durante l'intervento. Il caso peggiore è si verifica in presenza di un veicolo non idoneo alla circolazione. In tal caso, sarà richiesta quasi sicuramente una revisione completa. Ovviamente si consiglia una diagnosi preliminare, elencando le parti mancanti e verificando che ogni parte mobile del veicolo (motore, trasmissione, ruote, comandi, porte, ecc…) si muova liberamente. Durante il restauro, normalmente, sarà necessario rimuovere il motore, così come la carrozzeria ed i vari elementi della trasmissione. Ciò può creare un problema di stoccaggio, poiché un veicolo smontato occupa più spazio di un veicolo in uso. Si consiglia di individuare un responsabile o un coordinatore tra coloro che lavorano al restauro, possibilmente il proprietario stesso del veicolo. È importante immagazzinare con cura tutte le parti che non richiedono intervento ed in modo siano facilmente recuperabili quando inizia il rimontaggio. Quelle mancanti o danneggiate andranno ricercate attraverso i tanti canali oggi disponibili: collezionisti, club, mostre-scambio, siti internet, ecc...

SMONTARE IL VEICOLO

Lo smontaggio completo di un veicolo che richiede un intervento di restauro abbastanza importante, è una delle fasi più delicate dell’intera operazione, ma deve essere effettuato se si vuole accedere alle parti più a rischio di essere danneggiate, che generalmente non sono visibili dall’esterno. In generale, lo smontaggio va fatto solo dopo aver ottenuto tutta la documentazione tecnica del veicolo: disegni di assemblaggio, le guide utente, i manuali di manutenzione, i cataloghi e gli elenchi dei pezzi di ricambio. Anche fotografie e opuscoli d’epoca possono essere utili per il restauro degli esterni. Anche in presenza di manuali e disegni, si consiglia di documentare ogni operazione di smontaggio con fotografie scattate prima e dopo la rimozione di ogni parte da archiviare con opportune note e nell’ordine in cui le parti sono state smontate. Si consiglia, inoltre, per le parti la cui posizione di assemblaggio non è determinata in modo univoco, di creare schizzi prima della rimozione ed annotare in un apposito taccuino tutte le dimensioni rilevanti. Realizzare video clip è oggi relativamente facile e rappresenta un'altra preziosa fonte di informazioni, in particolare durante il rimontaggio. Inoltre, è fondamentale etichettare le parti rimosse e conservarle in contenitori adeguati. Questa attività può sembrare noiosa, ma sarà molto preziosa quando inizierà la ricostruzione del veicolo. Si consiglia grande cautela nello smontaggio, per evitare ulteriori danni. È quasi inevitabile che le parti gravemente corrose si rompano, tuttavia dovranno essere mantenute come riferimento per gli eventuali ricambi. Prima di smontare l'impianto elettrico, è importante avere tutti i dettagli dello stesso, compresi lo schema elettrico e l'instradamento dei cavi. Se non si hanno questi documenti si possono creare dei nuovi diagrammi, inclusi i codici colore dei cavi. Verificare che l'isolamento non sia danneggiato. Data l'unicità dei pezzi che vengono conservati ed elencati, sarebbe meglio che tutto fosse custodito in un ambiente protetto e riservato. È necessario rimuovere un numero sufficiente di componenti per consentire una visione chiara del telaio e/o della struttura della carrozzeria. Qualsiasi corrosione o deformazione, come ad esempio un precedente incidente, può essere identificata e può essere effettuato un eventuale trattamento più adeguato. È raccomandabile, in quest’occasione, ispezionare accuratamente tutte le parti non visibili (scatolati, intercapedini, ecc…) alla ricerca di danni causati dalla corrosione, eventualmente servendosi di fibre ottiche ed evitando di praticare fori di ispezione.

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