domenica 12 dicembre 2021

PHASE OUT 2035 E ADDIO AI MOTORI A COMBUSTIONE INTERNA: QUALI TUTELE PER I VEICOLI STORICI?

Phase out 2035 con l'addio ai motori a combustione interna: quali tutele per i veicoli storici?
 

Il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, che coinvolge i ministeri della Transizione Ecologica, delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e dello Sviluppo Economico, ha definito le tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna, decidendo che il "phase out" delle automobili nuove con motore a combustione interna dovrà avvenire entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri entro il 2040.

In sostanza: niente più motori termici. In tanti non hanno preso bene questa soluzione, per prima l'ANFIA (l'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), per la quale la nota del CITE "ha sorpreso e messo in serio allarme le aziende della filiera produttiva automotive italiana e, probabilmente, anche tutti gli imprenditori e le decine di migliaia di lavoratori che rischiano il posto a causa di un’accelerazione troppo spinta verso l’elettrificazione, non essendo coerente con le posizioni espresse, ancora poche ore prima, da autorevoli esponenti del Governo. A nome di tutte le imprese della filiera - hanno ancora comunicato dall'ANFIA - auspichiamo un ripensamento, o comunque un chiarimento, su quanto espresso e, soprattutto, chiediamo al Governo italiano di fare quello che i governi degli altri Paesi hanno già fatto: dare delle certezze alla filiera e definire al più presto la road map italiana per la transizione produttiva e della mobilità sostenibile".
"Questa decisione - ha commentato il Presidente dell'Automotoclub Storico Italiano, Alberto Scuro - costituisce un punto di svolta anche per la difesa del motorismo storico, perché sottolinea sempre più l’importanza del lavoro di certificazione e analisi che fanno l’ASI e gli altri enti certificatori per determinare l’interesse storico e collezionistico dei veicoli. Non basta infatti – continua Scuro - che un’auto raggiunga una determinata anzianità per essere considerata storica, o che faccia o meno parte di una lista di modelli per essere riconosciuta come tale. Tutti i veicoli hanno infatti diritto di poter essere tutelati come futuri testimoni della nostra storia ma devono essere valutati uno per uno controllando non solo l’anzianità ma specialmente la sua originalità e il suo stato di conservazione. Questo è quello che viene fatto da ASI e dagli enti certificatori quando emettono i CRS che contengono anche una serie di informazioni tecniche sul veicolo. Il Certificato di Rilevanza Storica è il passaporto che garantirà il futuro ai veicoli storici ponendoli su un piano completamente diverso da quelli di uso quotidiano. Tutela vuol dire permettere ai collezionisti di conservarli e di utilizzarli”.

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